martedì 1 marzo 2016

Sardegna, fine estate

Siamo sempre stati dei buoni viaggiatori, fin da quando eravamo giovani: treno, auto, Vespa, aerei e quant'altro, ma da quando è nata Olivia, quasi due anni fa, la praticità ha preso il sopravvento e i viaggi si sono fermati. Tuttavia, la scorsa estate, complice il prolungarsi del bel tempo e grazie a convenienti offerte di una stagione in chiusura, ci siamo concessi una decina di giorni nel sud della Sardegna, attraversandola tutta da Olbia a Villasimius in una bizzarra giornata in cui, nei pressi di Lanusei, ho incontrato il banco di nebbia più fitto che abbia mai visto in tutta la mia vita: due-tre metri di visibilità su strade tortuose e interrotte da passaggi a livello privi di sbarre. Incredibilmente, giunti a destinazione, abbiamo passato dieci giorni d'incanto. E sketchbook, penne e acquerelli sono stati un ottimo complemento di una vacanza all'insegna dell'esplorazione. Perché a Villasimius e dintorni non ci sono incredibili resti archeologici e vestigia di antiche città da visitare, non ci sono metropoli né architetture importanti, ma c'è una natura mozzafiato (purtroppo talvolta mortificata con rifiuti, lasciati da turisti e locali) e un mare incredibile. Ecco i miei appunti su carta.

A Livorno la nave è partita con due ore di ritardo per ispezioni della capitaneria. Tempo per disegnare la darsena.

Villasimius, la vista dall'ingresso di casa

 La spiaggia di Santa Caterina

Punta Molentis

Villasimius, colazione in centro

La torre di Cala Pira, forse la spiaggia più piacevole in cui siamo stati.

Cava Usai. Un tempo era una cava per l'estrazione del granito, oggi una spiaggia selvaggia di ciottoli e pietre, bordata di ginepri, da cui si vede la torre di Porto Giunco.

E alla fine, il traghetto della Corsica Ferries ci ha riportati a casa. Un vento poderoso ha fatto da sottofondo a quest'ultimo disegno.

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